L’appello di Padre Giuseppe Pagano pubblicato quest’oggi sull’edizione fiorentina del Corriere della Sera dopo l’esperienza dell’apertura nottura della Basilica il sabato.
«Noi agostiniani più che tenere aperta la basilica non possiamo. Spero che il prefetto, l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine aprano gli occhi, e si rendano conto che questa piazza e i giovani che la frequentano hanno bisogno di aiuto».
È un appello accorato quello che padre Giuseppe Pagano, priore di Santo Spirito, lancia alle istituzioni fiorentine all’indomani dell’iniziativa «La luce nella notte», che, sabato scorso, ha spalancato fino all’una del mattino il portone della chiesa e portato nella piazza della movida decine di giovani evangelizzatori. Il timore dell’agostiniano è che eventi come questi siano fini a se stessi: «Nel vedere cosa c’era e cosa succedeva sul sagrato mentre noi pregavamo all’interno mi ha fatto sorgere un dubbio: serve a qualcosa organizzare serate del genere? E non si può nemmeno pretendere che i frati di Santo Spirito si mettano a fare gli sceriffi. Non capisco come mai, dopo decenni, la situazione sia sempre uguale».
Gli evangelizzatori, nonostante i bivacchi, i fumi di hashish, le bottiglie e i bicchieri disseminati ovunque, sabato notte «sono riusciti a far entrare in chiesa centinaia di persone. Questa è una cosa bellissima, una grande vittoria — continua padre Giuseppe — ma io credo che se vogliamo risolvere il problema dello sballo in Santo Spirito i commercianti debbano spogliarsi dei propri interessi e il Comune deve inviare in piazza degli assistenti sociali».
Il priore degli agostiniani è convinto che vi sia la necessità di ripartire dalle cose semplici ed essenziali, che si debbano migliorare quelle che definisce le «buone pratiche» come la pulizia, l’educazione e la dignità. «I giovani, purtroppo, hanno perso il senso del sacro. Ce ne siamo resi conto sabato notte quando uno dei custodi ha dovuto bloccare alcune persone che volevano entrare nella basilica con i bicchieri ricolmi di alcol. Io credo che la chiesa possa ancora essere un luogo di rifugio, ma è assurdo pensare che al suo interno si possa fare qualunque cosa».
Antonio Passanese
Da Corriere Fiorentino del 21 ottobre 2016