Nella Basilica di Santa Croce, i circa 60 vescovi e altrettanti sindaci di 20 Paesi che hanno partecipato in questi giorni all’Incontro, promosso dalla Conferenza episcopale italiana e dal “Forum dei sindaci del Mediterraneo”, assistono alla Messa che chiude l’iniziativa segnata dalla firma della Carta di Firenze. Alla celebrazione partecipa anche il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, a conferma dell’importanza dell’incontro. Il cardinale Gualtiero Bassetti esprime subito il suo augurio di buona guarigione al Papa e ringrazia il capo dello Stato per la sua presenza.
Nell’omelia, il pensiero del porporato va poi all’Ucraina e al grave conflitto in corso con la Russia.
Anche oggi – in questa domenica segnata purtroppo dalle terribili notizie provenienti dall’Ucraina – la Parola di Dio illumina le nostre esistenze. Non ci aliena dalla realtà, ma al contrario ci chiede di andare al cuore dei problemi e di porre così le basi per un mondo migliore.
La sapienza tutta mediterranea
Commentando il Vangelo del giorno, il cardinale paragona la pianura, dove predica Gesù, a Firenze, adagiata sull’Arno, dove “il Signore – spiega – si è fatto trovare in questi giorni, per rivolgere ancora una volta a noi pastori e a tutti i delegati presenti una parola di salvezza”. Poi si sofferma sulle immagini che Gesù usa nelle parabole: il maestro e il discepolo, la pagliuzza e la trave, e l’albero e il suo frutto. “C’è dietro – sottolinea Bassetti – una ‘sapienza tutta mediterranea”, che dovremmo imparare ad apprendere di nuovo: quella del confronto continuo”. Da qui l’invito a non chiudersi e a seguire la strada intrapresa a Firenze, fatta di “comunione e fraternità”.
La Pira, profeta di pace
Le parole del cardinale sono segnate anche dall’esperienza di Giorgio La Pira, “figura esemplare: una guida capace di ispirare la sua vita e le sue scelte a quelle del Figlio di Dio, che è venuto per servire e non per essere servito”. Una modalità che ha permesso di rendere “Firenze una città in grado di tessere relazioni di pace con tutte le nazioni e tra tutte le nazioni”. Un profeta di pace – aggiunge – che, con la Parola di Dio, speranza che cambia il mondo, ha sciolto tensioni latenti e che ha ispirato altri profeti di pace.
Il cuore che cambia
Soffermandosi poi sull’immagine dell’albero e del frutto, il presidente della Cei ricorda che superando l’ipocrisia con l’aiuto dell’altro si può cambiare il cuore e seminare il bene nel mondo.
Nel cuore, infatti, nascono l’odio o la fraternità. Per il Vangelo, il cuore ovvero l’interiorità della persona si raggiunge grazie alle relazioni con gli altri e alle nostre stesse azioni, che ci fanno da specchio.
Il Mediterraneo, culla di una pace possibile
Concludendo la sua omelia, il cardinale Bassetti indica una speranza per il Mediterraneo, “lo spazio geografico in cui il Figlio di Dio ha deciso di nascere e dove il suo Vangelo ha compiuto i primi passi”, perchè diventi “una immensa cassa di risonanza di questo messaggio di fraternità”.
Possano i popoli del Mediterraneo essere testimoni per il mondo intero di una pace possibile, quella che parte dal cuore convertito al Vangelo e produce scelte concrete per il bene di tutti.
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
VaticanNews.it