Perché la Basilica Agostiniana di Firenze è dedicata allo Spirito Santo? In questo testo curato dal Professor Giovanni Cipriani l’origine storica del titolo.
Secondo le testimonianze documentarie svolte da Domenico Maria Manni gli Agostiniani giunsero a Firenze nel 1233, scegliendo inizialmente come luogo di meditazione e preghiera la collina di Arcetri ed in particolare la località “Ileperi”, presso il paese del Pian dei Giullari, dove sarebbe poi sorta la Chiesa di San Matteo in Arcetri.
Lì acquistarono un terreno dal Priore di Santo Stefano al Ponte Vecchio per 200 libbre che furono pagate da Padre Aldobrandino. Il terreno era ricco di piante e per le sue caratteristiche boscose fu un perfetto romitorio che prese presto il nome di Eremo di S. Matteo di Ileperi o Lepore.
Meno di venti anni dopo lo stesso Padre Aldobrandino acquistò nel 1250 da Spinello Accolti di Borgo S. Jaocpo e da Omodeo, del fu Guido, speziale del popolo di S. Jacopo, una casa con 10 staiora e mezzo di terra, con una vigna in località Cuculia (oggi il canto alla cululia segna l’angolo fra Via dei Serragli e via Santa Monaca). La località era anche detta Casellina.
L’intento di Padre Aldobrandino era quello di dare vita ad u na comunità con una chiesa ed un convento e lo stesso Omodeo, speziale, per rendere ancor più concreto l’auspicio, donò tra staiora di terreno nello stesso luogo di Cuculia o Casellina nel 1251.
Nel 1269 una comunità di Padri Agostiniani si insediò stabilmente a Firenze e venne iniziata la costruzione di una nuova chiesa e di un convento. Nel luogo si trovava già la chiesetta di San Romolo che venne inglobata nel nuovo edificio.
Firenze stava vivendo in quegli anni una fase di grande espansione. Una forte immigrazione del contado mutò il volto della città ed anche l’Oltrarno vide moltiplicarsi le abitazioni tanto che venne decisa la costruzione del nuovo Ponte S. Trinita. I Padri Agostiniani furono sostenuti economicamente nel loro sforzo in vari modi. Papa Innocenzo IV Fieschi, con un apposito breve, concesse l’indulgenza a chi sosteneva con offerte la fabbrica del sacro edificio e nel 1278 la Contessa Beatrice da Capraia dispose per testamento un cospicuo lascito.
La Chiesa, detta comunemente Santo Spirito di Casellina, ed il convento sorsero rapidamente tanto che nel 1284 vi fu impiantato lo Studio Generale dell’Ordine Agostiniano, un centro di grande rilievo sotto il profilo degli studi teologici e filosofici, dotato di una copiosa raccolta di manoscritti. Il prestigio dell’insediamento agostiniano fiorentino era ormai evidente e nel 1287 le sue mura ospitarono un importante capitolo Generale dell’Ordine.
Lo stesso Comune di Firenze sostenne tangibilmente gli sforzi degli Agostiniani. Grazie all’acquisto di varie case, poi demolite, fu creata una piazza e nel 1295 il Comune donò 400 libbre, nel 1297 “in subsidium opere Ecclesiae Sancti Spiritus Fratrum Eremitarum Sancti Augustini de Florentia” bne 1200 libbre ed ancora, nel 1298 1500 libbre.
La fama del Convento come Centro Culturale crebbe sensibilmente e, grazie al legame con Fra Dionigi di Borgo San Sepolcro, Francesco Petrarca iniziò a frequentare Santo Spirito, attratto dai testi rari che conteneva. Lo stesso Fra Dionigi presentò Petrarca a Roberto d’Angiò e grazie a questi incontri Petrarca si avvicinò sempre più alla figura di S. Agostino tanto da sceglierlo come interlocutore nel “Secretum”, una delle opere più vicine all’animo del poeta.
Anche Giovanni Boccaccio frequentò il convento di Santo Spirito e la sua ricca messe di manoscritti. Suo interlocutore fu Fra Mastino da Signa e proprio agli Agostiniani di Santo Spirito Boccaccio lasciò la sua ricca raccolta di manoscritti. Nel pieno Trecento fra Luigi Marsili fu amico e corrispondente, oltre che di Petrarca, di Coluccio Salutati, uno dei cancellieri umanisti della Repubblica Fiorentina.
Il Comune di Firenze era sempre più generoso e nel 1397 venne deciso lo stanziamento annuale di un cospicuo fondo destinato alla costruzione di una nuova e più ampia Basilica.
La cifra sarebbe stata corrisposta ogni 28 agosto per la festa di S. Agostino.
Solo nel 1428, dietro i pressanti inviti di Francesco Mellini, fu creato un provveditore per curare la nuova fabbrica. Fu scelto Stoldo Frescobaldi, esponente di una famiglia ancor oggi legata a Santo Spirito.
Intorno al 1434 la costruzione della nuova Basilica fu affidata a Filippo Brunelleschi.
La fama di Santo Spirito come centro culturale era sempre più marcata. Frequentavano le sue stanze Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Niccolò Niccoli e Giannozzo Manetti. Dopo una lunga progettazione Brunelleschi iniziò la costruzione del nuovo complesso nel 1444. Fu l’ultima opera del celebre architetto che morì nel 1446. Il cantiere passò nelle mani di tre suoi allievi: Antonio Manetti, Giovanni da Gaiole e Salvi d’Andrea che, in parte, alterarono il progetto originario.
Nel marzo 1471 per le feste organizzate in onore del Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, ospite di Lorenzo de’ Medici, fu allestito in Santo Spirito uno stupendo spettacolo: la discesa dello Spirito Santo. Ne fu regista Mastro Cecca, celebre tecnico. Sopra il coro della chiesa, ancorato al tetto, si trovava un cielo di angeli che si muovevano regolarmente. I lumi erano infiniti, tanto da sembrare stelle ed ora apparivano ora scomparivano ingegnosamente. Gli angeli erano giovinetti legati in modo da non cadere che si muovevano e si prendevano per mano come se ballassero. Attorno si trovavano nuvole di bambagia e sopra di esse era stato posto il Padre Eterno e di lato Gesù Cristo, sempre circondato da angeli. Nel mezzo spandeva le ali una colomba per simboleggiare lo Spirito Santo, che mandava una pioggia di fuoco. Di fatto al Padre Eterno, Cristo, lo Spirito Santo, gli angeli, gli infiniti lumi e le dolcissime musiche che accompagnarono la rappresentazione facevano vivere il Paradiso. Al di sotto si trovava un cenacolo con gli Apostoli e la Madonna, tutti illuminati da lingue di fuoco. Al termine della superba sacra rappresentazione i lumi furono spenti ma uno rimase acceso dentro un tubo di legno e provocò nel corso della notte un terribile incendio. Larga parte del sacro edificio fu distrutta, con dipinti e arredi. Furono necessari nuovi lavori e Salvi d’Andrea realizzò la cupola dal 1479 al 1481 e la facciata interna del 1483 al 1487. Consacrata nel 1481 la nuova Basilica poteva dirsi conclusa nel 1487. Giuliano da Sangallo realizzò però la sacrestia nel 1489. Pur nella tragedia la sacra rappresentazione di Mastro Cecca cole il profondo significato del sacro edificio ed il messaggio pazientemente costruito dai Padri Agostiniani: il valore salvifico dello Spirito Santo in una costante Pentecoste. Lo Spirito Santo infatti ci segue e ci guida verso la salvezza mettendoci di fronte agli occhi gli insegnamenti di Gesù Cristo e facendoli penetrare nelle nostre anime e nelle nostre menti.
Lo stesso Agostino, nelle sue Divote Meditazioni, aveva ben espresso il modo di operare dello Spirito Santo ed il suo peso straordinario invocandolo sommessamente (cap. X).
Preghiera allo Spirito Santo
Spirito Santo che tutto puoi e che sei degli afflitti consolator pietosissimo,
Scendi tu ora colla tua possente virtù nel più segreto del cuor mio e le tenebre sue,
pietoso abitatore di quello, dirada col tuo dolcissimo bene
e coll’abbondanza della tua divina rugiada feconda le interne parti sue tutte.
Squallida già e languente per la lunga aridità.
Colla dolce fiamma dell’amor tuo accendi le segrete parti dell’uomo interiore ora piagate ed inferme,
coll’ardore del tuo santo fuoco penetrando nelle più interne midolle
e col tuo amore ardentissimo illuminandomi,
riempi ogni più intimo luogo della mia anima e dl mio corpo.
Vieni dolcissimo amore che purghi i peccati e sani le piaghe e le ferite.
Vieni fortezza dei fragili e sostegno de’ cadenti, vieni maestro degli umili e distruttor de’ superbi.
Vieni Padre amoroso degli orfanelli e giusto giudice delle vedove.
Vieni speranza de’ poveri e ristoro de’ languenti.
Vieni stella de’ naviganti e porto de’ naufraghi.
Vieni singolar sostegno di tutti i viventi e unica salute degli agonizzanti.
(S. Agostino)
Una chiesa dedicata allo Spirito Santo compiva, dunque, ancor più la sua missione salvifica, richiamando costantemente il messaggio della Pentecoste e guidando il gregge dei fedeli, con mano ferma, verso il Regno dei cieli. Il rilievo di Santo Spirito nell’interno contesto devozionale fiorentino emergeva nettamente e ciò rende ancor più chiaro il costante intervento dello stesso comune di Firenze, in favore degli Agostiniani, nel corso del Duecento e del Trecento e successivamente il legame con il Duca Cosimo I dei Medici che concepiva il mondo della fede non solo come la via del Paradiso ma il vero “instrumentum regni”.