C’è un’immagine che da sabato notte non va via dalla mente: il portone di Santo Spirito spalancato su uno sfondo che sembra irraggiungibile. L’appello di Alessio Gaggioli al Priore Padre Giuseppe Pagano pubblicato sul Corriere Fiorentino di oggi.
C’è un’immagine che da sabato notte non va via dalla mente: il portone di Santo Spirito spalancato su uno sfondo che sembra irraggiungibile. Fra noi e la basilica un muro di persone, sedute sui gradoni o in piedi sul sagrato quasi fin dentro la chiesa. Fiorentini, toscani, studenti o anche no. Pusher e venditori di alcol ronzavano attorno come mosche. Il sottofondo era quello della movida: urla improvvise, parolacce, frasi incomprensibili, risate sguaiate. Per entrare nella basilica che sabato è rimasta aperta fino all’una (per l’iniziativa «La luce nella notte» promossa dal priore, padre Giuseppe Pagano, assieme a don Giovanni Castorani, responsabile delle scuole di evangelizzazione di Firenze) bisognava scavalcare il popolo dello sballo incurante dell’alternativa che c’era dietro le sue spalle. O davanti agli occhi. Bisognava passare attraverso una grande nuvola di hashish. Sulla soglia della chiesa un custode riprendeva tre ragazzi che entravano schiamazzando. Poi il canto di una voce femminile, gli evangelizzatori, i confessori ai lati della navata, e di fronte all’altare maggiore un gruppetto di ragazzi, in ginocchio, abbracciati, davanti alle ceste con i bigliettini in inglese, italiano e spagnolo su cui erano stati scritti brevissimi salmi e su cui gli stessi ragazzi hanno trascritto i loro pensieri, le loro preghiere.
Eccola qui la contraddizione di Firenze: fuori, chi usa la città, le sue strade e i suoi sagrati per bivaccare, fumare, bere e le sue piazze per parcheggiare (mentre l’altra notte i vigili facevano le multe in tutta serenità nella strada vicina, appena voltato l’angolo); dentro, chi vorrebbe vivere la città, anche di notte, ma in un modo diverso, senza prevaricazioni. Sabato sera non c’era nessuno a chiedere rispetto per quel portone della basilica aperto. I locali continuavano a pompare musica e drink. I ragazzi a bere, i pusher a spacciare. Non c’è solo il problema delle regole da far rispettare. Ma la necessità ormai lampante che tocchi ai fiorentini affiancare chi governa la città per difenderla con più convinzione.
La maleducazione, l’ignoranza, l’arroganza si possono combattere nelle notti in cui sembra che ormai tutto sia permesso? Forse sì, magari anche con l’esempio di convivenza civile offerto dai giovani chiamati da padre Giuseppe e don Giovanni a confrontarsi con il popolo della movida. Ma attenzione, la religione qui non c’entra. C’entrano i valori che una città piena di contrappassi (come i residenti che fuggono via dal centro, rassegnati davanti ai disagi che prendono il sopravvento) non riesce più a trasmettere. «Luci nella notte» andrà avanti fino a fine anno ogni secondo sabato del mese. Non lasciamo che sia un’esperienza a termine. Il priore di Santo Spirito non desista. Quei ragazzi, quei frati, vanno affiancati. Dalla gente del quartiere, a partire dalla grande famiglia dei Bianchi del Calcio Storico. Per dare un segnale di compattezza, a tutti. Anche a chi chiede rispetto per piazze e sagrati se un Jeff Koons porta una sua scultura dorata sotto Palazzo Vecchio. Facendo finta di non vedere quando piazze e sagrati diventano luoghi per lo sballo e altre sconcezze.
Alessio Gaggioli